Vecchi sistemi per nuovi hacker

La leggenda narra che lui si chiamasse Thomas Jefferson Beale e che assieme ad altri 30 amici stesse girando la frontiera a caccia di bufali e avventura, era il 1817. Sembra che la loro caccia sia stata molto più che fortunata e Beale e soci riuscirono a scovare una vena d’oro e una d’argento durante le loro battute e che accumularono un’immensa fortuna che nascosero in un luogo segreto e molto sicuro.

Non ancora soddisfatti decisero di partire per nuove avventura ma prima affidarono ad un oste una cassetta contenente la loro storia e tre fogli cifrati dove si spiegava l’entità del tesoro, la sua ubicazione e i nomi dei componenti del gruppo. L’oste avrebbe dovuto aprire la cassetta se entro 10 anni Beale non avesse fatto ritorno e inoltre avrebbe ricevuto la chiave di decriptazione da un altro conoscente di Beale, cosa che gli avrebbe permesso di leggere i messaggi codificati.

Gli anni passarono e Beale non fece più ritorno ma all’oste non arrivò mai la chiave e tutt’ora il mistero riguardo il cifrario di Beale e il suo teso

ro sono fonte di studi e ricerche.

Come funziona

Per prima cosa ricordiamo che le tre pagine codificate da Beale risalgono agli inizi del 1800 ma questo non vuol dire che il suo sistema di codifica sia banale e semplice, in realtà di è servito di un sistema ancora più antico che prevede l’utilizzo di un testo chiave, nel caso del secondo messaggio di Beale, l’unico decodificato, e questa chiave è la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, e ad ogni parola viene associato un numero che però rappresenta solo la prima lettera di quella parola, in questo modo si viene ad avere per la stessa lettera un numero elevato di codici numerici che la rappresentano, facciamo un esempio:

1      2            3      4             5  6            7

Nel mezzo del cammin di nostra vita
8    9                10  11     12       13
mi ritrovati per una selva oscura
14  15 16         17  18  19
che la diritta via era smarrita…

Come possiamo vedere per la lettera N abbiamo solo il numero 1, ma già la lettera M può essere rappresentata con il numero 2 e con il numero 8 e addirittura la D ha il 3/5/16 e in questo modo viene a mancare una delle basi storiche per la decriptazione, cioè l’analisi delle sequenze.

Ogni lingua ha alcune lettere, dittonghi (coppie di lettere) e parole che vengono ripetute più spesso di altre e anche le lettere iniziali delle parole sono valutabili in percentuali abbastanza precise; in questo momento un decodificatore può permettersi di azzardare alcune ipotesi aprioristiche basate sulle sequenze e poi di confermarle. L’utilizzo del sistema utilizzato da Beale fa in modo che per la stessa lettera possono essere utilizzati diversi numeri. L’unico modo per decodificare un messaggio di questo tipo è avere la chiave.

 La seconda pagina

Qui di seguito vi riporto la decofica (tradotta in italiano) della seconda pagina del cifrario. leggendo quello che Beale dice di aver nascosto si può anche capire perchè la gente continui a cercare di risolvere questo mistero.

Ho depositato nel paese di Bedford a circa 4 miglia da Bufords in una fossa o in una cripta 6 piedi sottoterra, i seguenti articoli che appartengono al gruppo di persone i cui nomi sono nell’allegato 3. Il primo deposito è consistito in 1014 libbre d’oro e 38012 libbre di argento, depositate nel novembre del 1819. Il secondo è stato fatto nel dicembre del 1821 ed è consistito da 38007 libbre di oro e 12018 libbre di argento, e anche da gioielli ottenuti a St. Louis per ridurre la fatica nel trasporto, valutati 13000 dollari. Quanto sopra è nascosto al sicuro in recipienti di ferro con coperchi sempre di ferro. La fossa è malamente coperta dalla pietre e gli altri recipienti sono collocati sulla solida pietra e sono coperti da altre pietre. Il foglio numero uno descrive l’esatta locazione della fossa così non sarà complicato trovarla.